L’Eremo di San Colombano: una miniatura del Santuario di Madonna della Corona.

Un gioiello architettonico a strapiombo tra le montagne trentine.

L’Eremo di San Colombano è costruito a mezza altezza direttamente sulla roccia su uno strapiombo di circa 120 metri. È dedicato all’omonimo Santo che, secondo la leggenda, in veste di giovane cavaliere uccise il drago che provocava la morte di bambini battezzati nelle acque del sottostante torrente Leno di Vallarsa.

L’Eremo sembra essere stato abitato sin dall’anno 753. All’epoca per i monaci era in vigore una regola nel tempo di quaresima: il romitaggio, ossia il completo isolamento del monaco in meditazione in luoghi naturali quasi inaccessibili.

All’interno dell’Eremo troverete infatti la cavità naturale originale utilizzata da più monaci fino al 1782 (anno in cui venne abolito il romitaggio). Osservandola immedesimandomi nella loro vita, per un attimo mi è sembrato di essere in Vietnam in un tunnel di Cu Chi. Un brivido è assicurato alla vista di quell’anfratto!

La data di costruzione della chiesetta e dell’annesso romitorio risalgono al X secolo. Nel 1996 la provincia di Trento ne curò il restauro.

Come arrivare, dove parcheggiare.

L’Eremo si trova nel Comune di Trambileno, a qualche chilometro da Rovereto, direttamente sulla strada statale verso Vicenza.

Scorgerete l’imbocco della breve strada, che scende verso il torrente Leno per prendere il sentiero, ben segnalato dai cartelli qui sotto in fotografia.

Potete parcheggiare nelle varie piazzole a bordo strada fra gli alberi. Attenzione, i parcheggi disponibili non sono molti, ma non è un luogo affollato. Quindi no panic!

L’Eremo si raggiunge percorrendo a piedi un brevissimo sentiero che attraversa le acque limpide del torrente Leno e salendo una scalinata di 102 gradini, scavati direttamente nella roccia. Il percorso è facile, adatto a tutti, ma veramente molto suggestivo.

Presso l’Eremo non vi è alcun punto ristoro. Potete fermarvi in qualche bar a Trambileno o allungarvi nella bella cittadina di Rovereto.

L’accesso non è consentito ai cani (cosa ovvia per un luogo di culto, ma l’ho trovato scritto ovunque e quindi immagino sia importante ribadirlo).

Eremo di San Colombano: cosa vedere.

A parte il restare stupefatti appena lo scorgerete appeso sulla roccia, una volta arrivati in loco potrete ammirare alcuni affreschi. Nella cappella dietro l’altare troverete un affresco del XV secolo che raffigura la Vergine con Gesù, affiancata a sinistra da San Colombano e a destra da San Mauro, patrono di Trambileno. Lì sono visibili anche diverse incisioni (datate tra il 1505 e il 1782) lasciate come ex voto dai fedeli che si recavano all’Eremo per chiedere la grazia, soprattutto nei periodi di siccità.

Dietro la cappella è nascosta la grotta dell’eremita. Sulla parete rocciosa sono visibili i resti di un affresco raffigurante il drago sconfitto da San Colombano: allegoria del male e delle forze oscure che l’uomo deve combattere.

Giorni e orari di apertura.

L’Eremo è aperto da luglio a settembre – dal giovedì alla domenica. L’orario va dalle 10:00 alle 18:00.

In altre stagioni è comunque raggiungibile e visitabile solo da fuori.

Poiché la sua apertura e la sua manutenzione sono a carico dei volontari del “Comitato Amici di San Colombano”, se avete qualche soldino in tasca potete lasciare una piccola offerta e in cambio prendervi una cartolina ricordo. È un bel modo per contribuire ad aiutare chi fa buone azioni a favore di tutti noi.

Consiglio per i fotografi.

Essendo abbarbicato alla montagna, se lo volete fotografare illuminato dal sole dovrete recarvi in loco tassativamente al mattino. Alla fine non farete altro che seguire le regole della buona e bella luce morbida mattutina!

Concludo sottolineando che, nella sua piccola dimensione ma fascinosa bellezza, l’Eremo di San Colombano può essere paragonato a una versione meno conosciuta ma comunque emozionante del più famoso Santuario di Madonna della Corona.

Alla prossima cari Outdoors!

Silvia Turazza – Redazione Garda Outdoors

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Eremo di San Colombano
Silvia Turazza

Secondo l’arte dell’onomanzia, il significato del mio nome è così descritto: “vive nei boschi, silvestre e selvaggia”. A volte il fato conosce la strada prima di te, e ti forgia con le esperienze più affini. Vivo del cuore del Garda a Castelletto di Brenzone. Appassionata di trekking, fotografia e scrittura, che unisco in piccole avventure. Se mi cercate, mi trovate nel bosco vista lago... con i miei Roberto e Gea.

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