Il castello medievale di Arco

Dopo i recenti restauri e l'apertura di zone fin'ora chiuse al pubblico, il Castello di Arco si riprende la sua rivincita: il bellissimo giardino caratterizzato dagli ulivi, le rovine di antichi torrioni e la sala dei giochi con i suoi affreschi profani ci raccontano un passato glorioso.

Albrecht Dürer nel suo viaggio in Italia, raccontò attraverso alcuni acquarelli quello che vide: d’altronde la fotografia ancora non esisteva e durante il ritorno verso la Germania, nella primavera del 1495 si trovò probabilmente da solo a percorrere il Lago di Garda, passando per Arco e Trento fino a raggiungere i confini italiani. In particolare, il suo acquarello ci mostra come il castello di Arco fosse in buone condizioni e parte di esso ancora esistente: la rocca è imponente che controlla la vallata, protetta da fortificazioni fino giù in paese e un giardino lussureggiante con olivi e vigneti e allora sede della famiglia dei conti di Arco.

Castello di Arco
Veduta di Arco – Albrecht Dürer, 1495

Per raggiungere la rocca bisognava superare le sei porte foderate di lamine di ferro con usciolino e relativo battiporta. Oggi una buona parte di questa rocca e delle fortificazioni sono andate distrutte ma rimane il bellissimo giardino con gli ulivi e la magnifica vista sia dal basso che dall’alto e una parte degli affreschi medievali. I ruderi rimasti fanno pensare che il castello fosse composto da due nuclei principali, racchiusi da una cinta murata. Nella parte più alta c’è la Rocca, il nucleo più antico di tutto il castello e chiamata anche Torre Renghera. Faceva parte di un gruppo di  quattro torri angolari; le altre erano la Lucchetta, la Torre Grande e la Locaria, recuperate in parte grazie ai lavori di restauro, oltre a una parte delle mura di cinta.

Se gli umanisti tedeschi nel passato sono stati ammaliati dal Bel Paese ma soprattutto dal Lago di Garda, un motivo ci sarà: tutt’ora Arco è una località rinomata per l’aria buona, il cibo e, ancora una volta il Castello, imponente, domina l’Alto Garda. Se avete una mezza giornata a disposizione e il tempo vi regala tanto sole, prendete le vie del centro e incominciate a salire la collina: il giardino si mostra in tutta la sua bellezza primaverile tra gli ulivi, le piante in fiore, un prato verdissimo una volta arrivati in cima e uno scorcio dall’alto su Arco, Riva del Garda e il lago vi aspettano.

 

 

Una volta saliti, percorrendo il giardino di ulivi di cui ho descritto prima, ci si trova a visitare il borgo fortificato dove i nobili risiedavano: qua i restauri hanno messo in luce l’antica strada, alcuni perimetri di edifici e la magnifica sala degli affreschi. Ma andiamo in ordine, la prima tappa è la prigione del Sasso, luogo buio e umido; poi proseguendo attraverso quello che doveva essere la parte principale del castello, si arriva alla “stanza del sartor“, una sala dove sono stati recuperati dei meravigliosi affreschi profani che abbelliscono tutt’e quattro le pareti e raccontano la vita dei nobili dell’epoca: in molti riquadri, la nobiltà è intenta a giocare a scacchi o dame intente a creare ghirlande di fiori o cavalieri che combattono feroci draghi. D’altronde, i conti d’Arco erano più inclini alla guerra e alla cultura che non alla religione.

 

Proseguendo ci si trova a percorrere il sentiero delle torri, dove c’è la parte più antica del castello: proprio qua fu costruita una torre di avvistamento di difesa del territorio e nel corso del tempo questa parte rimase il punto nevralgico. In cima c’è la torre Renghera, la torre sommitale che ospitava una campana civica: serviva per avvisare e allarmare i cittadini nelle varie situazioni di emergenza; oltre ad ospitare una guarnigione che si occupava di controllare la vallata in tutti i suoi punti. La torre Renghera era un mastio nel quale le persone si rifugiavano in caso di grave necessità e per questo motivo venne edificata una seconda cinta muraria finale che comprendeva il mastio e un’importate cisterna per l’acqua.

Una volta arrivati in cima e ammirato il panorama,  il percorso di ritorno ci porta ad attraversare un bosco di lecci, alberi tipicamente mediterranei e per niente alpini. Proprio qua e nei suoi dintorni, i conti d’Arco praticavano durante il tempo libero, l’arte della falconeria. Il bosco finisce dove c’è la torre di Laghel, parte del versante che confluisce dolcemente nel quartiere di Stranforio e nella valletta di Laghel.

 

Ma credo che nonostate tutti questi riferimenti storici, visitando il castello medievale di Arco ci si perderà ad osservare il magnifico panorama: è possibile osservare a 360° tutta la conca del Basso Sarca; Riva del Garda e le acque splendidi del lago a sud, i monti circostanti e la valle dei Laghi a nord. Dall’alto è tutto fantastico ma la salita per raggiugere il castello e la cima della rocca può risultare a volte irpa e pesante: consiglio un abbigliamento consono, quindi molto comodo e probabilmente qualcuno potrà avere dei problemi a salire! Non addentratevi se non siete sicuri e non presentatevi con sandali e vestiti da festa (visto di persona: una signora con i sandali e vestita bene che aveva grossi problemi a spostarsi!).

Ti è piaciuto questa visita al castello? Ho creato una galleria fotografia su Arco e il suo castello sul mio profilo Pinterest. 😉

 

 

 


 

Orari d’apertura:

da aprile a settembre: 10 – 19
da ottobre a marzo: 10 – 16
Chiusure: 1° novembre, 25-26 dicembre e 1° gennaio e pomeriggi del 24 e 31 dicembre

Prezzo d’ingresso:
Ingresso intero: € 3,50
Ingresso ridotto: € 2,00 (12-18 e over 60)

Per ulteriori informazioni:
Castello di Arco
via Castello, 10 – 38062 Arco
tel: +39 0464 510156

cultura@comune.arco.tn.it

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