Madonna della Corona è un bellissimo santuario scavato nella roccia a 774 m s.l.m., a strapiombo sulla Val d’Adige. Si trova a Spiazzi, una pittoresca frazione di Caprino Veronese (VR).
È aperto tutto il tempo dell’anno con i seguenti orari:
Novembre – Marzo: dalle ore 8:00 alle ore 18:00
Aprile – Ottobre: dalle ore 7:00 alle ore 19:30
Madonna della Corona: cenni storici.
Documenti medievali attestano che già intorno all’anno Mille nell’area del Baldo vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona e che almeno dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero ed una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia. Una tradizione collocava la nascita del Santuario di Madonna della Corona nel 1522, anno in cui l’omonima scultura qui venerata sarebbe stata miracolosamente traslata per intervento angelico dall’isola di Rodi, invasa dall’armata mussulmana di Solimano II; ma la datazione viene smentita dall’esistenza, nei recessi dell’attuale Santuario, di un dipinto di una Madonna con bambino, di fattura trecentesca, che costituì la prima immagine venerata nell’originaria chiesetta, che da essa prese il nome. Per ulteriori approfondimenti cliccate qui.
Come arrivare al Santuario Madonna della Corona.
In auto. Se arrivate da ovest prendete l’autostrada A4 Milano-Venezia, uscite a Peschiera del Garda e poi proseguite in direzione Spiazzi per 38 chilometri. Se invece provenite da sud, nord o est dovete prendere l’autostrada A22 Brennero-Modena, uscire ad Affi e proseguire in direzione Spiazzi per 20 chilometri.
Arrivati a Spiazzi (864 m) trovate un parcheggio asfaltato in pieno centro ed uno sterrato poco sopra. Dal centro paese parte la breve camminata in discesa (circa 15 minuti) per raggiungere il santuario. Altrimenti, dalla primavera all’autunno è presente anche un servizio bus/navetta (con accesso disabili) che vi conduce fino all’imbocco della galleria che porta al Santuario. Per consultare gli orari cliccate qui.
In treno. Dovete arrivare alle stazioni di Peschiera del Garda o di Verona-Porta Nuova e proseguire con l’autobus, linea Caprino-Spiazzi.
Come arrivare al Santuario tramite trekking.
Si parte da Brentino Belluno (VR). Basta parcheggiare l’auto in centro paese e seguire le indicazioni per il Sentiero dei Pellegrini (altrimenti detto Sentiero della Speranza). Si inizia da una bella scalinata che nel giro di poche decine di metri porta già nel bosco. Da qui, vi saranno più di 1.500 gradini, alternati a tratti di sentiero in salita, a tenere in forma i quadricipiti. In alcuni punti è presente un corrimano in ferro che permette nelle giornate di pioggia (o di ghiaccio e neve come nel mio caso) di potersi aggrappare. Il sentiero più sale e più diventa panoramico, offrendo numerosi scorci sulla Val d’Adige e le montagne circostanti. L’ultimo tratto è una scalinata molto ardita, a zig zag, incisa direttamente nella roccia a parete verticale del monte Cimo. Si sale incontrando varie stazioni della Via Crucis: misteri gaudiosi, misteri della luce, misteri dolorosi, misteri gloriosi; ed infine ben 7 capitelli (rappresentanti i Sette Dolori di Maria) portano fino all’ultima gradinata ai piedi della chiesa.
Lunghezza sentiero a/r: 5 km – dislivello in salita: 600 m.
Inutile ogni descrizione, d’innanzi a voi la splendida fusione fra natura e architettura (che non fanno rima a caso).
In loco vi sono inoltre un bar/punto ristoro (oltre a tutti quelli che si trovano in paese a Spiazzi) e un fornitissimo negozio di souvenir. Per un attimo ho ricordato la mia visita alla splendida chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Era un bazar degli oggetti più disparati; rammento ancora una statuina del gatto egiziano, penne con le piume di struzzo e una serie di gingilli atroci che sminuivano la bellezza del posto e la sua santità. Per me basterebbero le medagliette e i libricini che si trovano all’interno del Santuario e per i quali si mettono le monetine richieste nell’apposito offertorio. Loro parlano ampiamente per noi a chi ne facciamo dono: “sono salita fin qui con le mie forze e ho pensato al tuo bene”.
Questo luogo mi ha insegnato che tutti possono arrivare in cima. Un passo dietro l’altro, ognuno col suo ritmo. Non serve essere baldi giovani allenati; lungo il percorso ho incontrato persone delle più disparate età, più o meno equipaggiate da trekking e tutte consce che l’unico peso era lo zaino sulle loro spalle. I fardelli del cuore erano già in cima, pronti per volare via. Nel bosco c’è spazio solo per gesti gentili, per spartire la borraccia, per condividere la fatica con un sorriso e per il sano silenzio.
Alla prossima cari Outdoors!
Silvia Turazza – Redazione Garda Outdoors.