Un giro alla Casa d’ Arte Futurista Depero per scoprire i grandi tesori lasciati dall’artista alla città di Rovereto
“Quando vivrò di quello che ho pensato ieri, comincerò ad avere paura di chi mi copia”
Fortunato Depero
Esplorando le meraviglie del Triveneto, sicuramente il MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, con esposizioni di autori italiani ed internazionali, spicca per essere uno dei più importanti musei europei.
Al suo interno, la Casa d’ Arte Futurista Depero è l’unico museo fondato da un futurista – lo stesso Depero, nel 1957 – in base a un progetto al contempo profetico e dissacrante: innovazione, ironia, abbattimento di ogni gerarchia nelle arti.
L’edificio si trovava nell’elegante centro storico della Rovereto medioevale. Depero, pioniere del design contemporaneo, curò personalmente ogni dettaglio: dai mosaici ai mobili fino ai pannelli dipinti. Morì nel 1960, poco dopo l’apertura, e il 17 gennaio 2009, in occasione del centenario del Futurismo, il Mart ha dato una seconda vita alla Casa Depero.
La Casa d’ Arte Futurista Depero è nata a seguito del complesso restauro firmato dall’architetto Renato Rizzi, che ha recuperato le zone originali progettate dall’artista, completandole con due nuovi livelli ispirati direttamente al gusto di Fortunato Depero. All’interno si possono ammirare, esposti a rotazione, circa 3000 oggetti lasciati dall’artista alla città, fra dipinti, disegni, tarsie in panno, grafiche e giocattoli.
Fino a giugno offrirà inoltre ai visitatori l’eccezionale opportunità di vedere, per la prima volta a Casa Depero, la riedizione della celebre scenografia ideata da Depero per “Le chant du Rossignol”, il balletto musicato da Igor Strawinskij ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen.
La Casa d’ Arte Futurista Depero ospita anche un ricco programma espositivo, che reinterpreta in chiave contemporanea l’originaria vocazione di questo luogo al dialogo tra artisti e comunità locale.
Casa d’ Arte Futurista Depero
AUTOMA
L’automa serve per drammatizzare il palcoscenico – scrive Depero nel 1927 – per sdoppiare, moltiplicare un personaggio nelle sue varie dimensioni. Nuovo personaggio-tipo delle sue tele, l’automa futurista parte da forme geometriche elementari, come il cono, il cubo, il cilindro.
BALLI PLASTICI
Una delle prime sperimentazioni di teatro d’avanguardia con automi, nata dalla collaborazione di Depero con Gilbert Clavel: gli attori sono marionette dai movimenti meccanici e rigidi: personaggi che richiamano i valori dellíinfanzia, del sogno, del magico. I Balli Plastici furono musicati da Alfredo Casella, Gerald Tyrwhitt, Francesco Malipiero, e anche da Bela Bartok con lo pseudonimo di Chemenov.
COMPLESSI PLASTICI
Realizzati nel 1914-15 con materiali poveri (fili metallici, vetri, cartoni, carte veline) e meccanismi capaci di farli muovere, racchiudono il sogno di un’opera d’arte totale, capace di inglobare tutti i linguaggi della ricerca artistica, dalla pittura alla scultura, alla musica, all’architettura.
DIABOLICUS
In un autoritratto così intitolato del 1931, Depero si raffigura montanaro e viaggiatore. Passioni che gli permettono una sintesi temeraria tra temperamenti contrastanti: l’attaccamento alle proprie radici e lo slancio verso il progresso. Depero “Diabolicus” trasforma le Dolomiti in grattacieli.
EDITORIA
Il rinnovamento totale desiderato dal futurismo si rivela al massimo nelle “parole in libertà“, e nelle “tavole parolibere” di Depero. Il libro imbullonato “Depero futurista” del 1927, in particolare, rappresenta un unicum per l’ardita impaginazione e l’uso audace dei caratteri tipografici. Depero rammenta l’ostilità dei tipografi che ogni dieci fogli scomponevano le pagine per recuperare i caratteri e poter proseguire.
ZOO
Per Diagilev, impresario dei Balletti Russi, Depero preparò costumi e scene per “Il giardino zoologico” di Cangiullo. Gli oggetti animati e gli animali antropomorfi che popolano le fiabe di Andersen gli ispirano opere come “L’orso bruno chauffeur”, esposta in una personale a Capri nel 1917.
VEGLIA FUTURISTA
Depero, con Luciano Baldessari, Carlo Belli, Fausto Melotti ed altri, organizzò nel 1923 nella sua Casa d’Arte questa straordinaria festa. L’episodio effimero rappresenta l’apice ma anche la conclusione di un programma volto ad unificare tutte le arti.
QUATTRO BOCCHE ASSETATE
Fortunato Depero non disdegnava il buon vino. In una sua poesia del 1934 immagina di avere “quattro bocche assetate”, e confessa di desiderare un vino “spesso, rotondo, carnoso, nutritivo e pieno”.
Autrice: Ilaria Rebecchi, Direttore Responsabile di Sgaialand Magazine