Ogni anno, sempre al 7 di dicembre, il Coro “San Zeno” apre la sua rassegna invernale ospitando i migliori cori sul podio per una serata tutta natalizia, che inizia a scaldare il periodo festivo in arrivo.
L’evento è aperto a tutti, gratuito, e si terrà presso la Chiesa Parrocchiale di San Zeno di Montagna alle ore 20:30.
Presentazione dei cori
Coro San Zeno di San Zeno di Montagna (Verona)
Lasciamo la parola a Ludovico Bonafini, membro del coro, che ce lo presenta con amore e passione: “Penso che molti ormai, parlando del Coro San Zeno, con il cuore ricordino i canti alpini e popolari risuonare nell’aria del nostro paese. Sono infatti 30 anni che questo gruppo esiste e vive sul nostro territorio, da quando, nel lontano 1994, alcuni compaesani decisero di partire per questa avventura. Negli anni alcuni membri
ci hanno lasciato, ma se ne sono aggiunti di nuovi, e, vuoi perché si canta, vuoi perché poi si beve e si mangia in compagnia, il coro risulta essere ancora una bella realtà, per trovarsi, ridere, ma anche per imparare. Ad oggi siamo una ventina di persone, guidate dal maestro Gianni Peretti.
I cori come il nostro sono formati da volontari che, per allietare chi ascolta e per tenere vivi canti d’altri tempi, si riuniscono insieme e, nonostante le difficoltà, tentano di coordinarsi, di tendere
l’orecchio a chi è vicino. A volte si stona, allora ci si corregge, a volte ci si perde, allora ci si scambia uno sguardo. “Ghe vol testa”, sostiene il maestro, e tutti goliardicamente rispondiamo “ma testa non ghe n’è”.
Non siamo perfetti, ma una cosa è certa: ci siamo ancora, siamo contenti di stare e cantare insieme! E questo lo dimostra anche il nostro calendario annuale: una rassegna natalizia, una per le Palme, “Poeti in Corte” il primo sabato di luglio, e altre che si aggiungono durante l’anno, perché le organizziamo noi o perché siamo invitati altrove. Insomma, fra ricordi, eventi, persone, note e chiavi di violino, si canta ancora e non so se con toni proprio perfetti o con acuti proprio soavi, con bassi proprio sicuri o tenori
proprio uguali, ma sicuramente, questo lo dico, con intenzioni sicuramente leali.”
Coro Sant’Ilario di Rovereto (Trento)
Il coro ha festeggiato nel 2019 i suoi 40 anni di attività. Nasce come coro di tradizione popolare e di montagna, ma nel tempo si avvicina ad altri mondi quali la danza e il teatro.
Sviluppa un modo nuovo di fare coro legando il proprio percorso artistico e artistico alla quotidianità, all’attenzione alle tematiche sociali, al fare memoria producendo spettacoli che coinvolgono arti diverse e molti artisti giovani. Ultimo in ordine di tempo “Le signore delle cime”, uno spettacolo che racconta la storia di 6 donne alpiniste dal 1880 ai giorni nostri, accompagnato dai canti del coro.
Nel proprio percorso artistico incontra la cantante Antonella Ruggiero che intreccia la sua voce con quelle del Coro San’Ilario e del Coro Valle dei laghi, nel progetto “Echi d’infinito, la montagna cantata”. Nel 2007 proseguendo in questo progetto presenterà sul palco del Festival di Sanremo, nella serata dei duetti, il brano “Canzone fra le guerre” accompagnata dai due cori con le sole voci.
Dal 2019 la direzione artistica è stata affidata al maestro Federico Mozzi che, pur proseguendo nel solco della tradizione del canto popolare trentino, ricerca nuovi percorsi artistici nell’intento di mantenere viva una memoria contestualizzandola nel quotidiano di oggi.
Coro Plinius di Adria (Rovigo)
Bisogna conoscere la terra che prelude al mare, per capire le voci del coro femminile che ha preso il nome dalla memoria di Plinio il Vecchio, il grande naturalista che ha percorso anche gli spazi del Delta del Po.
Voci di vento e di turbinosi sentimenti, ma anche voci che riflettono la luminosità degli occhi e il sorriso trattenuto della gente, l’armonia del tempo mai concluso e il mistero degli orizzonti.
Antonella Pavan ha cominciato giovanissima a guidare complessi corali, compresi gruppi di bambini che sono cresciuti nell’amore per le fiabe popolari e per le verità quotidiane, sempre con il coraggio davanti al futuro. Queste voci non sono impostate nel sopraneggiare innaturale, talvolta ossessivo, ma si esprimono nella corda della naturalezza per poter comunicare con immediatezza coinvolgente ciò che raccontano; e lo fanno nella massima trasparenza del tessuto armonico, privilegiando le composizioni di Bepi De Marzi.