Immaginate un paesaggio lunare, a pochi passi dalle Alpi. Un labirinto di enormi massi, ammucchiati in un caos eterno, testimoni di una storia scritta milioni di anni fa.
Le Marocche di Dro sono proprio questo: un’opera d’arte scolpita dalla natura, un luogo mistico dove il tempo sembra essersi fermato.
Biotopo Marocche di Dro
Le Marocche di Dro sono il risultato di colossali frane, legate alle glaciazioni del Quaternario, che hanno modellato il territorio in modo drammatico. Questi eventi furono causati da imponenti crolli dal Monte Brento e dal Monte Casale, che dominano il lato destro della valle, e da massicci scivolamenti dal versante sinistro.
La più grande frana delle Alpi
La massima espansione dei ghiacciai durante l’ultimo periodo glaciale si verificò circa 20.000 anni fa. Successivamente, iniziò il loro lento ritiro, incluso quello del ghiacciaio Atesino, che per millenni aveva fluito nella valle della Sarca.
Con la diminuzione della pressione esercitata dal ghiaccio sui versanti, alcune pareti montuose iniziarono a franare. Le Marocche di Dro, con i loro 13 km² di estensione, costituiscono la più grande frana post-glaciale di tutte le Alpi.
Il termine dialettale trentino “marocca” affonda le sue radici nella parola paleoeuropea mar, che significava appunto pietra o sasso, un nome che racconta perfettamente la natura primitiva e imponente di questo luogo.
Le Marocche di Dro non sono solo un capolavoro geologico, ma anche un Sito di Interesse Comunitario (SIC) protetto dalla rete europea Natura 2000. Quest’area è una Riserva Naturale dove si snodano brevi sentieri con punti di sosta panoramici, da cui ammirare le straordinarie formazioni geologiche e l’ecosistema ricco di vita che si è adattato a questo ambiente aspro e affascinante.
Nel biotopo vegetano specie tipicamente mediterranee quali il Leccio e il Terebinto; l’area detritica è colonizzata da boscaglie e arbusti e da impianti di Pino nero, frutto di rimboschimenti. È segnalata anche la presenza della rara Daphne alpina.
I rettili sono i tipici abitatori di questi ambienti aridi e assolati. Il Biacco, il Ramarro e la Lucertola muraiola.
Impronte di dinosauri: un salto nel passato
Tra le meraviglie custodite dalle Marocche, spiccano le impronte di dinosauri risalenti a circa 190 milioni di anni fa. Queste tracce, lasciate da almeno due specie diverse – un grande erbivoro lungo 6-7 metri e un carnivoro – si trovano su enormi blocchi di roccia sparsi nell’area della frana di Kas, nel settore orientale della Riserva. Sono state scoperte nel 2000, resistendo al tempo, anche se la roccia calcarea che le accoglie si erode lentamente a causa del fenomeno carsico, consumandosi di un centimetro ogni mille anni.
In loco si trova un bel cartello che spiega in modo dettagliato, ma molto semplice e fruibile, perchè lì si trovino quelle orme. È davvero incredibile poterle vedere ancora oggi!
Percorso per arrivare alle Marocche di Dro
In bicicletta
Per iniziare la scoperta di questo affascinante panorama e del territorio che lo circonda, vi consigliamo di partire dal comodo parcheggio di Arco (Parcheggio alla Sarca – Via P. Leonardi – Arco).
Proprio da lì passa la bellissima pista ciclabile che dovrete imboccare in direzione Valle di Cavedine/Drena/Marocche e che nel primo tratto costeggia il fiume Sarca, principale immissario del Lago di Garda.
Superato Arco, uscite dalla pista ciclabile per imboccare la strada asfaltata, ben segnalata, in direzione Marocche di Dro. Sebbene sia una strada statale, non è mai troppo trafficata, quindi potrete godervi il panorama pedalando con tranquillità.
Una volta iniziata la strada delle Marocche, troverete sulla sinistra un ampio parcheggio, da cui accedere ai primi punti panoramici, segnati da sentieri. Da qui potrete ammirare in lontananza, arroccato sul colle, anche il castello di Drena.
Se volete saltare la prima parte di pedalata, potete partire da questo parcheggio.
Proseguite la strada e dopo circa 200 m, sempre sulla sinistra, trovate l’imbocco del sentiero che velocemente vi porta a vedere le impronte dei dinosauri e i panorami più mozzafiato sulle Marocche.
Proseguite sulla strada godendovi ogni scorcio. Terminata la Riserva Naturale potete rientrare seguendo le indicazioni per Pietramurata, imboccando poi nuovamente la pista ciclabile lungo il Sarca che vi riporta ad Arco e che scende fino a Riva del Garda e Torbole, se non volete farvi mancare anche un po’ di brezza gardesana.
Oppure, terminata la Riserva Naturale, potete proseguire per il Lago di Cavedine e il Lago di Toblino, con una bella sosta all’iconica Cantina Hosteria Toblino o all’elegante ristorante Castel Toblino, per assaggiare il delizioso Vino Santo; un vino da dessert che viene definito il “passito dei passiti” in quanto nessun altro vino al mondo ha un processo di essiccamento così lungo (dalla prima settimana di ottobre alla settimana santa di Pasqua).
Questo giro, che è il più completo, è lungo in totale 40 km a/r, in gran parte pianeggianti, con un dislivello di circa 200 m.
In auto
Per chi preferisce visitare le Marocche di Dro in auto, consigliamo di seguire la strada in direzione Valle di Cavedine/Drena/Marocche, deviando poi per la strada delle Marocche, ben segnalata dalla cartellonistica stradale.
Una volta iniziata la strada delle Marocche, troverete sulla sinistra un ampio parcheggio, da cui accedere ai primi punti panoramici, segnati da sentieri. Da qui potrete ammirare in lontananza, arroccato sul colle, anche il castello di Drena.
Proseguite a piedi sulla strada e dopo circa 200 m, sempre sulla sinistra, trovate l’imbocco del sentiero che velocemente vi porta a vedere le impronte dei dinosauri e i panorami più mozzafiato sulle Marocche.
Risalite in auto e proseguite lentamente sulla strada per godervi ogni scorcio. Terminata la Riserva Naturale, vi consigliamo di allungare il viaggio per una visita a tutti i meravigliosi laghetti della Valle dei Laghi e delle sue specialità enogastronomiche.
Quando è consigliato visitare le Marocche di Dro
Questo bellissimo paesaggio è visitabile per tutto il tempo dell’anno. In piena estate raccomandiamo l’utilizzo di cappelli e una buona idratazione, in quanto non vi è alcun riparo naturale dalla calura estiva.
Ma indubbiamente, il momento migliore per esplorare le Marocche è proprio l’inverno: aria tersa, vegetazione a riposo che non copre i massi, e la massima tranquillità/solitudine lungo il tragitto.
Verificate sempre prima le condizioni meteorologiche.
Qui alle Marocche di Dro ogni masso è la pagina di un libro di geologia, che ci racconta di un passato remoto e di forze in gioco di una potenza inaudita. Visitarle è stata davvero una grande emozione.
Ciao cari Outdoors!
Silvia Turazza