Montorio si colloca oggi al di fuori dei più noti itinerari turistici nel territorio di Verona pur rappresentando un centro di primaria importanza e dalle innumerevoli risorse. Si trovava anticamente nei pressi del passaggio della Via Postumia, un asse stradale di epoca romana che collegava le città di Genova e di Aquileia, che rappresentava un prezioso strumento militare, un mezzo di sviluppo economico, ma anche un veicolo di cultura e civiltà.
Da alcuni definito una “piccola Venezia” per i suoi numeri corsi d’acqua – oltre ai caratteristici scorci paesaggistici, è ricco di siti archeologici purtroppo poco valorizzate e poco note. Tra questi, c’è il Pilotòn, un menhir di antica data posizionato in un avvallamento lungo la dorsale della Prèa Fita, che prende proprio il nome da questo monolite in pietra calcarea bianca locale infisso nel terreno, di origine probabilmente protostorica come molti se ne trovano in Italia.
Secondo lo storico locale Alberto Solinas, questo reperto sarebbe connesso con il vicino castelliere di Monte Pipaldolo, risalente all’Età del Bronzo Medio (circa 3500 anni fa), mentre secondo altri sarebbe databile all’età romana, dato anche il toponimo di quel luogo, Terminòn, da riferirsi al culto del dio Terminus, la divinità che custodiva i confini tra i terreni e le pietre terminali. È interessante notare come, a tal proposito, proprio in corrispondenza del Pilotòn si incontrino cinque diverse strade: per Mizzole, San Fidenzio, Ponte Florio, Montorio, Novaglie.
Secondo alcune teorie, che hanno peraltro avuto molto successo tra gli appassionati di storia locale, il Pilotòn sarebbe stato utilizzato dagli antichi agronomi romani come punto di riferimento per la fondazione della città di Verona. Il menhir è rivolto infatti verso il punto il cui il sole appare dietro la collina il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, e verso la direzione opposta, quella cioè in cui tramonta il sole il 21 dicembre, durante il solstizio d’inverno. Secondo gli studi di Umberto Grancelli, inoltre, il Pilotòn rappresenterebbe un punto fondamentale per l’orientamento astronomico di Verona, insieme ad un insieme di castellieri, abitati preistorici e punti di osservazione collocati lungo la dorsale della bassa Lessinia.
Proprio in memoria di questo ruolo che l’antico betilo aveva nei tempi passati agisce il Comitato dei Fossi di Montorio, un’associazione di volontari presieduta da Claudio Ferrari e volta a valorizzare in toto il centro di Montorio, sia nel contatto con le istituzioni sia nell’organizzazione di iniziative concrete, siano esse ambientali o culturali. Il Comitato organizza infatti da circa dieci anni un ritrovo presso il Pilotòn proprio in occasione del solstizio d’estate: centinaia di persone si riuniscono qui per attendere il sorgere del sole, accompagnate da momenti di musica e poesia, quasi a rievocare l’antica destinazione che questo luogo riveste fin da tempi remoti.
Molte sono le idee che il Comitato sta cercando di sviluppare per valorizzare, da un punto di vista ambientale, storico e archeologico, questa zona. Prima fra tutte, la pubblicazione, assieme ad altre associazioni della Valpantena, di un opuscolo che descrive il territorio – dal punto di storico-archeologico, i principali luoghi d’interesse, come il Castello di Montorio e Forte Preare, e l’etnografia e le tradizioni locali – e la recente realizzazione del Grande Anello della Storia, un itinerario lungo 17 km che attraversa i luoghi principali della Valpantena e della Valsquaranto, passando anche lungo la dorsale della Prea Fita.
Uno degli obiettivi futuri sarà poi rendere nota alla cittadinanza di Montorio, e di Verona in generale, l’importanza che quest’area riveste fin dall’antichità, anche tramite progetti di valorizzazione in situ e l’organizzazione di eventi o visite guidate, rivolte anche alle scuole.
Articolo e foto di Sofia Bulgarini.